Pretendiamo delle scuse

Basta con la croce addosso ai lavoratori!

Roma -

E' triste vedere come il ministro dell'Ambiente cerchi la giustificazione al fallimento del proprio mandato accusando il personale del Ministero. Comprensibile umanamente, certo: a nessuno piace essere attaccato per i propri errori, ma totalmente inaccettabile.

Il personale delle Poste (ex-Poste, in effetti) al quale la signora Prestigiacomo fa riferimento nell'intervista rilasciata ad "Affari & Finanza", settimanale economico de "La Repubblica", del 28 giugno scorso rappresenta solo una parte dei dipendenti del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che annovera nelle proprie fila anche lavoratori ex-ASST, ex-FF.SS., ex-ENCC oltre ad una certa percentuale di lavoratori provenienti, prima in comando e poi in ruolo, dalle più diverse realtà della Pubblica Amministrazione e/o del parastato.

Il perché di questa variegata composizione priva della presenza dei biologi, degli ingegneri e degli esperti dei vari rami ambientali desiderata dalla signora Prestigiacomo va cercata nel modo in cui, venti anni fa, il ministero appena istituito è stato rifornito di personale: inizialmente per scelta, poi per altri mai chiariti motivi, il Ministero dell'Ambiente, in tutte le sue denominazioni, non ha mai indetto un pubblico concorso, preferendo attingere, appunto, da aziende o Enti della P.A o del parastato le proprie risorse umane. Risorse umane che nel corso del proprio servizio presso l'Amministrazione, hanno acquisito la conoscenza e l'esperienza che hanno consentito loro di servire egregiamente il Paese. Ma per la signora Prestigiacomo tutto questo non conta.

Così come non contano, perché da due anni sistematicamente elusi e inascoltati, i reiterati inviti al Ministro da parte del personale di ruolo ad una ricognizione e alla valorizzazione delle risorse interne (il 30% del personale in servizio presso il Ministero è laureato e specializzato, anche in discipline scientifiche e giuridiche, e anche il personale non laureato ha "lavorato" pratiche complesse e di grande rilevanza giuridico-amministrativa) e all'interruzione del ricorso a precari a contratto, o le richieste di dialogo avanzate dal personale, costretto a due settimane di presidio fuori dalla sede ministeriale per ottenere un incontro tra il Ministro ed i propri rappresentanti sindacali, accolti poi in riunione da un funzionario di P.S. che pretendeva di identificarli...

Non conta perché la signora Prestigiacomo, così come il suo predecessore che oggi occupa le Infrastrutture, preferisce stipulare contratti di fornitura di forza lavoro con la Sogesid piuttosto che formare il personale di ruolo o dare un assetto stabile e definitivo all'ISPRA, ente di ricerca controllato dal Ministero che potrebbe fornire allo stesso tutti gli scienziati di cui ha bisogno.

Invece l'ISPRA è a rischio di chiusura per "morte lavorativa" dei ricercatori a contratto che ne costituiscono l'ossatura, si sottraggono ai geologi e agli ingegneri del territorio del Ministero le competenze sul dissesto idrogeologico per attribuirle ad un ispettorato creato ad hoc e a capo del quale è stato posto un Direttore Generale restio a lasciare la propria poltrona, si scippano alla Direzione preposta le competenze sulla tutela dell'ambiente marino per conferirle ad una Commissione a capo della quale si pone personale militare, si paralizza da due anni l'operato del Ministero per mezzo di una ristrutturazione che "forza" talmente "la mano" da incappare spesso in rilievi da parte degli organi di controllo.

Sull'impossibilità ad indire pubblici concorsi, poi, si potrebbe obiettare che i fondi necessari potrebbero essere reperiti tra i quattro milioni di euro impegnati in tre anni per la presenza su Internet del Ministro, o tra i 9 milioni di euro in due anni destinati al progetto denominato "Scegli Italia", del quale è impossibile reperire informazioni all'interno dello stesso Ministero, oppure nella cifra destinata al terzo restyling in cinque anni (accantonato fino a nuove disposizioni) degli uffici del Ministro o, infine, tra le cifre non precisate stanziate per stipulare contratti di consulenza con ex Direttori Generali in pensione.