Cacciabombardieri F35: 13 miliardi di euro di denaro pubblico sottratti alla soluzione della crisi

Roma -

Mentre il Governo si affanna alla ricerca di fondi per rispondere alla crisi economica e fronteggiare l’emergenza terremoto in Abruzzo continuando ad effettuare tagli alla spesa sociale (vedere sanità e istruzione), altrettanto alacremente in questi giorni le Commissioni Difesa di Camera e Senato vengono chiamate ad esprimersi sul programma di riarmo aeronautico presentato dal ministro della Difesa, che prevede l'acquisto di ben 131 caccia-bombardieri da attacco F-35 Lightning II nell'arco dei prossimi diciotto anni, per una spesa complessiva di oltre 13 miliardi di euro!

I caccia F-35 (frutto del programma di riarmo internazionale lanciato dagli Stati Uniti a metà degli anni '90, al quale hanno aderito molti Paesi alleati, tra i quali l'Italia nel 1996 con il primo governo Prodi, adesione confermata dal governo D'Alema nel 1998 e nel 2002 dal secondo governo Berlusconi) sono aerei d’attacco in grado di trasportare testate nucleari.

Viene da chiedersi dove l'Italia custodisca le testate da trasportare, e come intenda utlizzarle... L'unica certezza, al momento è che l'impiego degli F-35 sarebbe in aperta violazione con l’articolo 12 della Costituzione (che ammette il ricorso alla guerra al solo scopo difensivo).

Oltre a proporre un modello di contrasto alla crisi basato sul riarmo e sullo sperpero di denaro pubblico in favore dell'industria privata, il progetto comporta anche un incremento della dipendenza economica dell'intera zona dalle attività militari, in quanto prevede che la costruzione di alcune parti del velivolo e le manutenzioni cicliche sugli apparecchi operativi avvengano in Italia, precisamente a Cameri, in provincia di Novara.

Secondo i sostenitori del progetto si tratta, naturalmente, di un’opportunità per il novarese, in grado di portare addirittura 10 mila nuovi posti di lavoro.

Secondo altre fonti, invece, l'unico impatto sull'occupazione sarebbero le appena 200 assunzioni a Cameri ed un indotto che occuperebbe non più di 800 persone.

Un po’ poco per una spesa di 13 miliardi di euro...